NUOVO CINEMA TEATRO
COMUNALE DI FOLGARIA PRESENTAZIONE | INIZIATIVE | SERVIZI | RECAPITI | |
RASSEGNA "R/ESISTENTE"
AGOSTO 2003
(01 Agosto 2003 - 31 Agosto 2003)
|
CON
IL PATROCINIO |
17 AGOSTO 2003
ore 20,30
I NOSTRI
ANNI
Diretto da Daniele Gaglianone
Sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Giaime Alone
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Luca Gasparini
Scenografia: Valentina Ferroni
Costumi: Marina Roberti
Musica: Giuseppe Napoli, Monica Affatato
Con: Virgilio Biei (Alberto), Piero Franzo (Natalino), Giuseppe
Boccalatte (Umberto Passoni), Massimo Miride (Alberto giovane),
Enrico Saletti (Natalino giovane), Luigi Salerno (Silurino),
Diego Canteri (Umberto giovane)
Produzione: Gianluca Arcopinto per Pablo Produzioni
Origine: Italia, 2000
Durata: 87'
Presentato al festival di Cannes, nella sezione Quinzaine des Realizateurs, questa pellicola ripercorre un periodo storico di grande dolore attraverso gli occhi di due anziani reduci. I due vecchi, ex partigiani sulle montagne piemontesi, si imbattono nel capitano delle brigate nere che torturò e uccise i loro giovani compagni. Il desiderio di vendetta, rimasto sopito per tanti anni, si riaffaccia prepotente. Eppure i due uomini sono consapevoli che il tempo per consumare questa vendetta è definitivamente svanito come la memoria che la contemporaneità sembra aver perso sui fatti della guerra.
Drammatico
GIOVEDI' - 07 AGOSTO 2003
ore 21,00
incontro con l'autore :
Alessandro Pastore
Introduce : Emilio Franzina
Alessandro
Pastore insegna Storia moderna nella Facoltà di Lettere e
filosofia dell'Università di Verona.
Tra i suoi libri più recenti: "Crimine e giustizia in tempo
di peste nell'Europa moderna" (Laterza, 1991), "Il
medico in tribunale. La perizia medica nella procedura penale
d'antico regime" (Casagrande, 1998) e, curato con M.
Garbellotti, "L'uso del denaro. Patrimoni e amministrazione
nei luoghi pii e negli enti ecclesiastici in Italia" (Il
Mulino, 2001).
Presentazione del libro
"Alpinismo e storia d'Italia. Dall'Unità alla
Resistenza"
Il Mulino, 2003.
Passata l'epoca dei primi pionieri solitari, perlopiù inglesi, che andavano alla scoperta delle Alpi, nel secondo Ottocento l'alpinismo diventa pratica diffusa, sport, modo di fare le vacanze. Dal 1863 il Club Alpino Italiano, fondato da Quintino Sella con un gruppo di amici appassionati di montagna, esprime e istituzionalizza questa nuova attività, sulle prime riservata al ceto aristocratico e borghese ma ben presto allargata a schiere di "alpinisti ciabattoni". Nato con l'Unità, l'alpinismo del Cai accompagna la storia dell'Italia neonata ponendosi come strumento educativo della gioventù, modo di "fare gli italiani". Così nell'evoluzione dell'alpinismo italiano si rispecchiano i miti, i valori, le istanze politiche del paese; e il nesso tra alpinismo e politica risulta fortissimo, non foss'altro perché la Grande Guerra è una guerra di montagna, e l'alpinista si trasforma in alpino, difensore dei patrii confini. Soprattutto nel Ventennio, la passione per la montagna si colora dei miti nazionalisti e patriottici: una "fascistizzazione" poi riscattata dall'"andare in montagna" dei partigiani.
presso la Casa della Cultura
SABATO - 09 AGOSTO 2003
ore 18,00
"Donne resistenti"
incontro con videoproiezione :
Marina
Venieri presenta
G. Melandri dell'Istituto storico della
Resistenza di Alfonsine (Ra)
Fausto Pullano, regista.
presso la Casa della Cultura.
SABATO - 30 AGOSTO 2003
ore 18,00
incontro con l'autore :
Stefano
Tassinari
STEFANO TASSINARI, bolognese, autore di romanzi e racconti tra cui ricordiamo All'idea che sopraggiunge (1987), Ai soli distanti (1994) e Assalti al cielo (1998). Autore del Cd letterario Lettere dal fronte interno, da cui è stata tratta una lettura scenica presentata in molti teatri e festival italiani. Scrittore di testi teatrali, Tassinari è anche collaboratore dei programmi culturali di Radiorai Tre. E' vice-presidente dell'Ass. Scrittori di Bologna e dirige diverse rassegne di letteratura in varie città italiane.
Tassinari presenta in anteprima il suo nuovo romanzo, L'ora del ritorno, che uscirà a settembre.
presso la Casa della Cultura
09 AGOSTO 2003
ore 21,00
"LE VOCI DEL TAR"
Compagnia - ATOZ una Darsena Culturale
presso Sala adunanze della Casa della Cultura
LE VOCI DEL TAR
Spettacolo
Multimediale in Progress.
Una Storia partigiana dell'Altovicentino
Lettura scenica a cura di AtoZ una Darsena Culturale - Malo (VI)
in Collaborazione con Evoè Consorzio Artisti del teatro - Padova
Spettacolo tratto
da :
testimonianze ORALI di Ferruccio Manea - Tar II,
documenti ufficiali del periodo e
romanzo "I Piccoli Maestri" di Luigi Meneghello
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Ogni resistenza è una rottura con ciò che è ed ogni rottura comincia con una rottura con se stessi.
Quelli che non resistevano erano semplicemente quelli che non volevano dire la situazione neanche a se stessi; non è esagerato dire che essi non pensavano, non pensavano cioè secondo il reale della situazione del momento e negavano che quel reale fosse, per loro, portatore di una possibilità.
Non resistere è
non pensare; non pensare è non rischiare di rischiare.
Quando il pensiero apre ai possibili, di rischi ce ne sono
sempre.
__________
CRITICA
"Le voci del Tar" è una lettura a più voci che presenta brani tratti da testimonianze orali di Ferruccio Manea - Tar II (comandante della Brigata Ismene, che operava nell'Altovicentino), da documenti ufficiali del periodo e dal romanzo "I Piccoli Maestri" di Luigi Meneghello.
L'intenzione di AtoZ è quella di confrontare memorie di tono diverso per ricomporre una storia personale e politica unica e determinante all'interno del movimento di resistenza vicentino.
"Il passante che non ha vissuto quegli avvenimenti non può rendersi conto di ciò che è avvenuto perché al di sopra delle umane possibilità, mentre invece è una cruda realtà vissuta".
24 AGOSTO 2003
ore 21,00
"OMBRE ROSSE"
di Marco Cavicchioli - Sosia s.r.l.
presso Nuovo Cinema Teatro di Folgaria
Sosia s.r.l.
presenta
OMBRE ROSSE
ideato da :
Marco Cavicchioli e Andrea Schianchi
con
MARCO CAVICCHIOLI
Musiche
di :
Salvatore Panu
eseguite dall'autore
Testi di:
Massimo Carlotto, Marcello Fois, Carlo Lucarelli, Mauro
Covacich, Andrea Schianchi, Francesco Piccolo, Roberto Alaimo,
Marco Cavicchioli, Aldo Nove, Michele Serra
Scene e
costumi:
Stefania Cempini,
Luci:
Michele Cimadomo
regia di
GIAMPIERO SOLARI
Lo spettacolo "OMBRE ROSSE" nasce da un'idea dell'attore Marco Cavicchioli e del giornalista-scrittore Andrea Schianchi, che hanno avuto il comune desiderio di portare alla luce e mettere in scena le storie tragiche e buffe, divertenti e malinconiche di un secolo di comunismo.
Da Lenin a Trotzkij, da Che Guevara a Mao Tze Tung, da Gramsci a Stalin, dai gulag alle rivolte studentesche: frammenti di un mondo e di un'ideologia che sembrano essere svaniti in una bolla di sapone, ma che hanno lasciato sul campo romantici nostalgici.
Sotto la supervisione artistica di Giampiero Solari, accompagnati dal dolce suono della fisarmonica di Salvatore Panu, vedremo rappresentati sul palcoscenico il dramma di Garcìa Lorca davanti al plotone di esecuzione; la struggente malinconia di un anziano compagno che vede cambiare il nome del PCI, la rabbia e la vergogna che si provano davanti all'instaurazione della dittatura di Pinochet in Cile, l'elenco di un personaggio che ha conosciuto tutti i bolscevichi e li racconta così come lui li ricorda.
E' una satira sul significato di che cosa il comunismo ha lasciato nell'anima della gente, un viaggio in un universo che sembra essersi completamente dissolto, ma che ha lasciato grandi cicatrici nel presente.
E' un culto
tragicomico sulle miserie e gli splendori della più grande
utopia del '900 Si tratta di una rappresentazione in itinere
costituita da numerosi testi, a cui hanno collaborato Michele
Serra, Francesco Piccolo, Marcello Fois e Massimo Carlotto, si
intrecciano e si intersecano dando origine ad una appassionata e
nostalgica rievocazione del grande passato del comunismo, dai
toni intensi e forti, e al tempo stesso ironici e scanzonati che
caratterizzano da sempre l'attore bolognese.
Distribuito da
Sosia srl
Viale Carducci, 7 - 40125 Bologna
Tel. : O51 343830 Fax: 051-345700 E-mail: info@sosianet.it
www.sosianet.it
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RASSEGNA STAMPA
L'Unità 12 Marzo 2002
FRAMMENTI DI COMUNISMO IN SCENA
"Ombre Rosse": miti e stracci di una pratica politica recitati da Marco Cavicchioli Oreste Pivetta
Modena. Del comunismo è rimasta la parola. Il resto s'è perso nella storia, dimenticata o tradita, travolta dalle polveri di un muro.
La parola ancora si pronuncia misurando le sillabe, più nell'intimo della nostalgia che in pubblico. In pubblico da noi la recita solo Berlusconi, come un aggettivo per demonizzare la sinistra comunista, con la voce un po' stridula di una minaccia perfida e carogna.
Debolmente ci si accomoda negando: no, non è una sinistra comunista, è una calunnia, dal comunismo ci siamo liberati, è solo propaganda? Ma che ne sa lui del comunismo?
Che ne sappiamo del comunismo: la grande illusione, la grande bugia, la grande speranza, le bandiere rosse, i bolscevichi, i menscevichi, Lenin, Stalin, Mao Tse Tung, rigorosamente preceduti da un "viva", il gulag, la Siberia, Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, ci attacchiamo a Fidel, ci attacchiamo a Che Guevara, il muro di Berlino e la piccola Bolognina, che anche nel diminutivo tradisce una fine triste, una morte senza onori e senza trombe e tamburi, senza solennità, un ripiegarsi nella polvere della incuria.
Scriveva Majakovski: "Che suono stridente ha questa parola/per chi non è che inferno il comunismo/ma per noi/questa parola è musica profonda/che risveglia i morti dalla lotta". Majakovski non è un profeta e il comunismo non è all'ordine del giorno, non esiste il socialismo, la socialdemocrazia s'è spenta. I laburisti sono diventati persino più pallidi.
Non c'è Lenin che conclude la riunione invitando i compagni; e ora andiamo a costruire il socialismo. Non c'è neppure Bad Godesberg: chiedete a un giovane se gli evoca qualcosa e nessuno sarebbe in grado di inventarsi una nuova Bad Godesberg.
Dopo tanto gridare "Vietnam libero", il Vietnam sarà libero dagli americani, ma non da se stesso. Rifondazione è comunista e un partito è dei comunisti italiani, ma nessuno si sognerebbe di additare per il nostro sole dell'avvenire un'organizzazione della società basata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e dei prodotti del lavoro.
Ci hanno provato. Il conflitto è esploso. La natura umana è molto peggio, nel senso della cattiveria, dell'invidia, dell'ingordigia, di un'utopia sociale.
Una delle sere passate, in un teatro alla periferia buia di Modena, in mezzo ai capannoni di una rimessa filoviaria, un teatro che sembra nato tra le vecchie avanguardie e il buon governo istituzionale di un comune rosso, un centinaio di persone, saltando il Festival di Sanremo, ha ascoltato un bravo attore raccontare alcune scene del comunismo, non il comunismo perché sarebbe impossibile e risulterebbe soprattutto retorico, insopportabile e ancora più triste.
Il palco è spoglio, un tavolo, una sedia, sul fondo, da un'estremità all'altra, un'asta rigida dalla quale pendono abiti, come un filo teso della biancheria, i pantaloni, giacche, camicie, alla rinfusa, stracci, come sono stracci le memorie del comunismo.
Con Andrea Schianchi, un giornalista e scrittore, l'idea di "Ombre Rosse", lo spettacolo del Teatro delle Passioni di Modena, è stata di Marco Cavicchioli, che nella sceneggiata delle robe vecchie si presenta con il naso rosso del clown, il clown che è lui, l'uomo del nostro tempo, l'omino degli ultimi bagliori e del dopo comunismo, che si confessa, si piange addosso, rivela i suoi rancori, sente il peso di un tradimento, non sa che dire. E' rimasto senza parole di fronte a questi anni senza comunismo.
Schianchi e Cavicchioli hanno invitato molti scrittori a raccontare il loro comunismo, quello che non hanno visto, quello che hanno letto, quello che hanno da ricordare? Alcuni testi (di Massimo Parlotto, Marcello Fois, Francesco Piccolo, Michele Serra e dello stesso Andrea Scianchi) li hanno scelti per Modena, altri entreranno nello spettacolo che verrà allestito a Sant'Arcangelo di Romagna.
I brani sono brevi, lampi su una storia secolare, monologhi che Marco Cavicchioli, accompagnato dalla fisarmonica di Patrizia Angeloni, restituisce con intensità moltiplicata dalla sua voce, dalla sua mimica, dei suoi occhi balenanti.
Cavicchioli è un giovane piccolo, un po' stempiato, un po' scavato, dagli occhi vivi. Si cambia d'abito dietro il filo della biancheria, compare ua volta come il vecchio militante che ascolta incredulo della sentenza scritta alla Bolognina, che apprende così di non potersi più chiamare comunista.
Cambia la camicia con una giacca grigioverde e diventa Mario Teran, l'ufficiale boliviano che uccise Che Guevara e s'illumina di fronte a quei colpi di pistola e rivendica una fama, un compenso, una gloria che non gli furono riconosciuti.
Con una bottiglia in tasca Cavicchioli, barcollante sull'assito, si fa Esenin, il grande poeta "teneramente malato di memorie infantili", che rivede i segni della sua povertà e della sua disperazione.
Con indosso una giacca di pelle e un berrettuccio leninista, recita la parte del bolscevico che elenca i nomi dei compagni, i loro incarichi, in una pagina che avrebbe potuto assumere più risolutamente un taglio elencatorio, alla Perec (come nel magistrale resoconto dell'emigrazione europea a New York, delle quarantene di Ellis Island, sommario di nomi slavi, francesi, irlandesi, russi, italiani, di ebrei, di carichi delle navi, di malattie, di tragedie).
Con un completo moderno, Cavicchioli è l'intellettuale che conta "ciò che gli resta", impressioni minime di vita privata e finestre sull'orizzonte più grande. Il Cile di Pinochet, l'Argentina dei colonnelli, Garcia Lorca davanti al plotone di esecuzione?
Tutte storia di comunisti e di vittime del comunismo, vittime per il loro comunismo, sangue, una infinità di sangue, che adesso ti spiegano come sia stato versato in malo modo: inutilmente è possibile, in malo modo non sempre. Il comunismo è una teoria di ombre che camminano sulla scena del mondo. Mettono tristezza.
Cavicchioli recitando non si sente mai prigioniero della Grande Eredità, il suo spettacolo non è una tesi. E' un documentario; com'erano certi comunisti, come non lo sono più certe istantanee della sconfitta, un pezzo di teatro? Il futuro è un'altra cosa e non siamo stati capaci di farlo diverso.
La
"prova" di Modena: un effetto documento liberato dalla
retorica.
Lo spettacolo ampliato verrà presentato a Volterra Teatro
MERCOLEDI' - 27 AGOSTO 2003
ORE 21,30
NIC : NEG - CONFERENCE
IN CONCERTO :
"MEX"
TRIBUTO AL SUBCOMANDANTE MARCOS
Prima Nazionale
Musica Jazz
NUOVO CINEMA TEATRO COMUNALE DI FOLGARIA
VIA CESARE BATTISTI - FOLGARIA (TN)
INFORMAZIONI : 339 777 43 55
I "NIC : NEG CONFERENCE"
PRESENTANO DAL VIVO A FOLGARIA IN ANTEPRIMA NAZIONALE
IL LORO ULTIMO ALBUM "MEX"
(di Luigi Dati)
La "nic : neg conference", band di 5 elementi proveniente da San Giovanni in Persiceto (BO), presenta in anteprima nazionale a Folgaria, nel primo concerto della stagione, il suo ultimo album dal titolo "Méx"
Questo disco, registrato nel 2001 ma pubblicato solo quest'anno, è interamente dedicato al Messico
Jazz acustico, con molta elettronica, il lavoro dei "nic : neg conference" è un tributo musicale allo stile di Charles Mingus e Charlie Haden
Il disco alterna
loop e campionamenti a musiche seducenti,
brani malinconici a caldi ritmi latini.
L'album della band bolognese contiene espliciti richiami culturali alle liriche di Octavio Paz, alle immagini di Sam Peckinpah e alle citazioni letterarie di Cormac McCarthy
Di grande fascino è inoltre l'utilizzo come basi vocali dei proclami del subcomandante Marcos e dei discorsi del popolo di San Salvador che danno al lavoro dei "nic:neg conference" un elevato grado di impegno politico e sociale.
Mentre il titolo dell'album "Mex" è di immediata intuizione, non altrettanto semplice da ricordare è il nome del complesso.
Esso prende origine dal nome di Nicola Negrini, autore di tutti i brani musicali dell'album con l'eccezione del brano 'Goodbye pork pie hat' di Mingus, inserito come esplicito omaggio dei "nic:neg conference" verso il grande maestro
I 5 elementi della Band :
Al Contrabasso e alla Chitarra Spagnola : Nicola Negrini
Ai Saxs Baritono, Tenore, Soprano : Mauro Manzoni
Alla Tromba : Daniele Giardina
Al Sax Baritono : Alex Meroli
Alla Batteria : Alberto Melega
I Brani dell'Album
'Cabeza'
'Calle de la noche triste'
'Pobres'
'Good bye pork pie hat'
'Tierra'
'La venada'
'Miedo'
'Alameda'
'The Crossing'
'Dignidad'
'Camina y habla'
L'album "Méx", in vendita a 6 euro,
prima dell'acquisto potrà essere ascoltato direttamente sul sito dei
"nic: neg conference"
nic:neg
conference - Mex
Anno: 2003
Prezzo: 6
Elettronico, Jazz, Sperimentale, Strumentale
VISITA IL SITO UFFICIALE DI
NIC : NEG CONFERENCE