NUOVO CINEMA TEATRO COMUNALE DI FOLGARIA

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RASSEGNA "R/ESISTENTE"

AGOSTO  2003

 

(01 Agosto 2003 - 31 Agosto 2003)

 


 

PROGRAMMA FESTIVAL
"R/ESISTENTE"

 

CON IL PATROCINIO
DEL
COMUNE DI FOLGARIA

 



FESTIVAL "R/ESISTENTE"

- CINEMA -


17 AGOSTO 2003

ore 20,30

 

I NOSTRI ANNI

 

Diretto da Daniele Gaglianone
Sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Giaime Alone
Fotografia: Gherardo Gossi
Montaggio: Luca Gasparini
Scenografia: Valentina Ferroni
Costumi: Marina Roberti
Musica: Giuseppe Napoli, Monica Affatato
Con: Virgilio Biei (Alberto), Piero Franzo (Natalino), Giuseppe Boccalatte (Umberto Passoni), Massimo Miride (Alberto giovane), Enrico Saletti (Natalino giovane), Luigi Salerno (Silurino), Diego Canteri (Umberto giovane)
Produzione: Gianluca Arcopinto per Pablo Produzioni
Origine: Italia, 2000
Durata: 87'

 

Presentato al festival di Cannes, nella sezione Quinzaine des Realizateurs, questa pellicola ripercorre un periodo storico di grande dolore attraverso gli occhi di due anziani reduci. I due vecchi, ex partigiani sulle montagne piemontesi, si imbattono nel capitano delle brigate nere che torturò e uccise i loro giovani compagni. Il desiderio di vendetta, rimasto sopito per tanti anni, si riaffaccia prepotente. Eppure i due uomini sono consapevoli che il tempo per consumare questa vendetta è definitivamente svanito come la memoria che la contemporaneità sembra aver perso sui fatti della guerra. 

Drammatico

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FESTIVAL "R/ESISTENTE"

- LETTERATURA -


GIOVEDI' - 07 AGOSTO 2003

ore 21,00

 

incontro con l'autore :

Alessandro Pastore

Introduce : Emilio Franzina

 

Alessandro Pastore insegna Storia moderna nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Verona.
Tra i suoi libri più recenti: "Crimine e giustizia in tempo di peste nell'Europa moderna" (Laterza, 1991), "Il medico in tribunale. La perizia medica nella procedura penale d'antico regime" (Casagrande, 1998) e, curato con M. Garbellotti, "L'uso del denaro. Patrimoni e amministrazione nei luoghi pii e negli enti ecclesiastici in Italia" (Il Mulino, 2001).

   


Presentazione del libro
"Alpinismo e storia d'Italia. Dall'Unità alla Resistenza"
Il Mulino, 2003.

Passata l'epoca dei primi pionieri solitari, perlopiù inglesi, che andavano alla scoperta delle Alpi, nel secondo Ottocento l'alpinismo diventa pratica diffusa, sport, modo di fare le vacanze. Dal 1863 il Club Alpino Italiano, fondato da Quintino Sella con un gruppo di amici appassionati di montagna, esprime e istituzionalizza questa nuova attività, sulle prime riservata al ceto aristocratico e borghese ma ben presto allargata a schiere di "alpinisti ciabattoni". Nato con l'Unità, l'alpinismo del Cai accompagna la storia dell'Italia neonata ponendosi come strumento educativo della gioventù, modo di "fare gli italiani". Così nell'evoluzione dell'alpinismo italiano si rispecchiano i miti, i valori, le istanze politiche del paese; e il nesso tra alpinismo e politica risulta fortissimo, non foss'altro perché la Grande Guerra è una guerra di montagna, e l'alpinista si trasforma in alpino, difensore dei patrii confini. Soprattutto nel Ventennio, la passione per la montagna si colora dei miti nazionalisti e patriottici: una "fascistizzazione" poi riscattata dall'"andare in montagna" dei partigiani.

presso la Casa della Cultura

 


SABATO - 09 AGOSTO 2003

ore 18,00

 

"Donne resistenti"

incontro con videoproiezione :

Marina Venieri presenta
G. Melandri dell'Istituto storico della Resistenza di Alfonsine (Ra)
Fausto Pullano, regista.

presso la Casa della Cultura.

 


SABATO - 30 AGOSTO 2003

ore 18,00

 

incontro con l'autore :

Stefano Tassinari

 

STEFANO TASSINARI, bolognese, autore di romanzi e racconti tra cui ricordiamo All'idea che sopraggiunge (1987), Ai soli distanti (1994) e Assalti al cielo (1998). Autore del Cd letterario Lettere dal fronte interno, da cui è stata tratta una lettura scenica presentata in molti teatri e festival italiani. Scrittore di testi teatrali, Tassinari è anche collaboratore dei programmi culturali di Radiorai Tre. E' vice-presidente dell'Ass. Scrittori di Bologna e dirige diverse rassegne di letteratura in varie città italiane.

Tassinari presenta in anteprima il suo nuovo romanzo, L'ora del ritorno, che uscirà a settembre.

presso la Casa della Cultura

 

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FESTIVAL "R/ESISTENTE"

- TEATRO -


 

09 AGOSTO 2003

ore 21,00

"LE VOCI DEL TAR"

Compagnia - ATOZ una Darsena Culturale

presso Sala adunanze della Casa della Cultura

 

LE VOCI DEL TAR

Spettacolo Multimediale in Progress.
Una Storia partigiana dell'Altovicentino
Lettura scenica a cura di AtoZ una Darsena Culturale - Malo (VI)
in Collaborazione con Evoè Consorzio Artisti del teatro - Padova

Spettacolo tratto da :
testimonianze ORALI di Ferruccio Manea - Tar II,
documenti ufficiali del periodo e
romanzo "I Piccoli Maestri" di Luigi Meneghello

__________

 

Ogni resistenza è una rottura con ciò che è ed ogni rottura comincia con una rottura con se stessi.

Quelli che non resistevano erano semplicemente quelli che non volevano dire la situazione neanche a se stessi; non è esagerato dire che essi non pensavano, non pensavano cioè secondo il reale della situazione del momento e negavano che quel reale fosse, per loro, portatore di una possibilità.

Non resistere è non pensare; non pensare è non rischiare di rischiare.
Quando il pensiero apre ai possibili, di rischi ce ne sono sempre.

__________

 

CRITICA

"Le voci del Tar" è una lettura a più voci che presenta brani tratti da testimonianze orali di Ferruccio Manea - Tar II (comandante della Brigata Ismene, che operava nell'Altovicentino), da documenti ufficiali del periodo e dal romanzo "I Piccoli Maestri" di Luigi Meneghello.

L'intenzione di AtoZ è quella di confrontare memorie di tono diverso per ricomporre una storia personale e politica unica e determinante all'interno del movimento di resistenza vicentino.

"Il passante che non ha vissuto quegli avvenimenti non può rendersi conto di ciò che è avvenuto perché al di sopra delle umane possibilità, mentre invece è una cruda realtà vissuta".

 


 

24 AGOSTO 2003

ore 21,00

"OMBRE ROSSE"

di Marco Cavicchioli - Sosia s.r.l.

presso Nuovo Cinema Teatro di Folgaria

 

Sosia s.r.l.

presenta

OMBRE ROSSE

ideato da :
Marco Cavicchioli e Andrea Schianchi

con

MARCO CAVICCHIOLI

Musiche di :
Salvatore Panu
eseguite dall'autore

Testi di:
 Massimo Carlotto, Marcello Fois, Carlo Lucarelli, Mauro Covacich, Andrea Schianchi, Francesco Piccolo, Roberto Alaimo, Marco Cavicchioli, Aldo Nove, Michele Serra

Scene e costumi:
Stefania Cempini,

Luci:
Michele Cimadomo

regia di
GIAMPIERO SOLARI

Lo spettacolo "OMBRE ROSSE" nasce da un'idea dell'attore Marco Cavicchioli e del giornalista-scrittore Andrea Schianchi, che hanno avuto il comune desiderio di portare alla luce e mettere in scena le storie tragiche e buffe, divertenti e malinconiche di un secolo di comunismo.

Da Lenin a Trotzkij, da Che Guevara a Mao Tze Tung, da Gramsci a Stalin, dai gulag alle rivolte studentesche: frammenti di un mondo e di un'ideologia che sembrano essere svaniti in una bolla di sapone, ma che hanno lasciato sul campo romantici nostalgici.

Sotto la supervisione artistica di Giampiero Solari, accompagnati dal dolce suono della fisarmonica di Salvatore Panu, vedremo rappresentati sul palcoscenico il dramma di Garcìa Lorca davanti al plotone di esecuzione; la struggente malinconia di un anziano compagno che vede cambiare il nome del PCI, la rabbia e la vergogna che si provano davanti all'instaurazione della dittatura di Pinochet in Cile, l'elenco di un personaggio che ha conosciuto tutti i bolscevichi e li racconta così come lui li ricorda.

E' una satira sul significato di che cosa il comunismo ha lasciato nell'anima della gente, un viaggio in un universo che sembra essersi completamente dissolto, ma che ha lasciato grandi cicatrici nel presente.

E' un culto tragicomico sulle miserie e gli splendori della più grande utopia del '900 Si tratta di una rappresentazione in itinere costituita da numerosi testi, a cui hanno collaborato Michele Serra, Francesco Piccolo, Marcello Fois e Massimo Carlotto, si intrecciano e si intersecano dando origine ad una appassionata e nostalgica rievocazione del grande passato del comunismo, dai toni intensi e forti, e al tempo stesso ironici e scanzonati che caratterizzano da sempre l'attore bolognese.

Distribuito da Sosia srl
Viale Carducci, 7 - 40125 Bologna
Tel. : O51 343830 Fax: 051-345700 E-mail: info@sosianet.it
www.sosianet.it

 

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RASSEGNA STAMPA

L'Unità 12 Marzo 2002

FRAMMENTI DI COMUNISMO IN SCENA

"Ombre Rosse": miti e stracci di una pratica politica recitati da Marco Cavicchioli Oreste Pivetta

Modena. Del comunismo è rimasta la parola. Il resto s'è perso nella storia, dimenticata o tradita, travolta dalle polveri di un muro.

La parola ancora si pronuncia misurando le sillabe, più nell'intimo della nostalgia che in pubblico. In pubblico da noi la recita solo Berlusconi, come un aggettivo per demonizzare la sinistra comunista, con la voce un po' stridula di una minaccia perfida e carogna.

Debolmente ci si accomoda negando: no, non è una sinistra comunista, è una calunnia, dal comunismo ci siamo liberati, è solo propaganda? Ma che ne sa lui del comunismo?

Che ne sappiamo del comunismo: la grande illusione, la grande bugia, la grande speranza, le bandiere rosse, i bolscevichi, i menscevichi, Lenin, Stalin, Mao Tse Tung, rigorosamente preceduti da un "viva", il gulag, la Siberia, Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, ci attacchiamo a Fidel, ci attacchiamo a Che Guevara, il muro di Berlino e la piccola Bolognina, che anche nel diminutivo tradisce una fine triste, una morte senza onori e senza trombe e tamburi, senza solennità, un ripiegarsi nella polvere della incuria.

Scriveva Majakovski: "Che suono stridente ha questa parola/per chi non è che inferno il comunismo/ma per noi/questa parola è musica profonda/che risveglia i morti dalla lotta". Majakovski non è un profeta e il comunismo non è all'ordine del giorno, non esiste il socialismo, la socialdemocrazia s'è spenta. I laburisti sono diventati persino più pallidi.

Non c'è Lenin che conclude la riunione invitando i compagni; e ora andiamo a costruire il socialismo. Non c'è neppure Bad Godesberg: chiedete a un giovane se gli evoca qualcosa e nessuno sarebbe in grado di inventarsi una nuova Bad Godesberg.

Dopo tanto gridare "Vietnam libero", il Vietnam sarà libero dagli americani, ma non da se stesso. Rifondazione è comunista e un partito è dei comunisti italiani, ma nessuno si sognerebbe di additare per il nostro sole dell'avvenire un'organizzazione della società basata sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e dei prodotti del lavoro.

Ci hanno provato. Il conflitto è esploso. La natura umana è molto peggio, nel senso della cattiveria, dell'invidia, dell'ingordigia, di un'utopia sociale.

Una delle sere passate, in un teatro alla periferia buia di Modena, in mezzo ai capannoni di una rimessa filoviaria, un teatro che sembra nato tra le vecchie avanguardie e il buon governo istituzionale di un comune rosso, un centinaio di persone, saltando il Festival di Sanremo, ha ascoltato un bravo attore raccontare alcune scene del comunismo, non il comunismo perché sarebbe impossibile e risulterebbe soprattutto retorico, insopportabile e ancora più triste.

Il palco è spoglio, un tavolo, una sedia, sul fondo, da un'estremità all'altra, un'asta rigida dalla quale pendono abiti, come un filo teso della biancheria, i pantaloni, giacche, camicie, alla rinfusa, stracci, come sono stracci le memorie del comunismo.

Con Andrea Schianchi, un giornalista e scrittore, l'idea di "Ombre Rosse", lo spettacolo del Teatro delle Passioni di Modena, è stata di Marco Cavicchioli, che nella sceneggiata delle robe vecchie si presenta con il naso rosso del clown, il clown che è lui, l'uomo del nostro tempo, l'omino degli ultimi bagliori e del dopo comunismo, che si confessa, si piange addosso, rivela i suoi rancori, sente il peso di un tradimento, non sa che dire. E' rimasto senza parole di fronte a questi anni senza comunismo.

Schianchi e Cavicchioli hanno invitato molti scrittori a raccontare il loro comunismo, quello che non hanno visto, quello che hanno letto, quello che hanno da ricordare? Alcuni testi (di Massimo Parlotto, Marcello Fois, Francesco Piccolo, Michele Serra e dello stesso Andrea Scianchi) li hanno scelti per Modena, altri entreranno nello spettacolo che verrà allestito a Sant'Arcangelo di Romagna.

I brani sono brevi, lampi su una storia secolare, monologhi che Marco Cavicchioli, accompagnato dalla fisarmonica di Patrizia Angeloni, restituisce con intensità moltiplicata dalla sua voce, dalla sua mimica, dei suoi occhi balenanti.

Cavicchioli è un giovane piccolo, un po' stempiato, un po' scavato, dagli occhi vivi. Si cambia d'abito dietro il filo della biancheria, compare ua volta come il vecchio militante che ascolta incredulo della sentenza scritta alla Bolognina, che apprende così di non potersi più chiamare comunista.

Cambia la camicia con una giacca grigioverde e diventa Mario Teran, l'ufficiale boliviano che uccise Che Guevara e s'illumina di fronte a quei colpi di pistola e rivendica una fama, un compenso, una gloria che non gli furono riconosciuti.

Con una bottiglia in tasca Cavicchioli, barcollante sull'assito, si fa Esenin, il grande poeta "teneramente malato di memorie infantili", che rivede i segni della sua povertà e della sua disperazione.

Con indosso una giacca di pelle e un berrettuccio leninista, recita la parte del bolscevico che elenca i nomi dei compagni, i loro incarichi, in una pagina che avrebbe potuto assumere più risolutamente un taglio elencatorio, alla Perec (come nel magistrale resoconto dell'emigrazione europea a New York, delle quarantene di Ellis Island, sommario di nomi slavi, francesi, irlandesi, russi, italiani, di ebrei, di carichi delle navi, di malattie, di tragedie).

Con un completo moderno, Cavicchioli è l'intellettuale che conta "ciò che gli resta", impressioni minime di vita privata e finestre sull'orizzonte più grande. Il Cile di Pinochet, l'Argentina dei colonnelli, Garcia Lorca davanti al plotone di esecuzione?

Tutte storia di comunisti e di vittime del comunismo, vittime per il loro comunismo, sangue, una infinità di sangue, che adesso ti spiegano come sia stato versato in malo modo: inutilmente è possibile, in malo modo non sempre. Il comunismo è una teoria di ombre che camminano sulla scena del mondo. Mettono tristezza.

Cavicchioli recitando non si sente mai prigioniero della Grande Eredità, il suo spettacolo non è una tesi. E' un documentario; com'erano certi comunisti, come non lo sono più certe istantanee della sconfitta, un pezzo di teatro? Il futuro è un'altra cosa e non siamo stati capaci di farlo diverso.

La "prova" di Modena: un effetto documento liberato dalla retorica.
Lo spettacolo ampliato verrà presentato a Volterra Teatro

 

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FESTIVAL "R/ESISTENTE"

- MUSICA -


MERCOLEDI' - 27 AGOSTO 2003

ORE 21,30

 

NIC : NEG - CONFERENCE

IN CONCERTO :

"MEX"

TRIBUTO AL SUBCOMANDANTE MARCOS

Prima Nazionale
Musica Jazz

 

NUOVO CINEMA TEATRO COMUNALE DI FOLGARIA

VIA CESARE BATTISTI - FOLGARIA (TN)

INFORMAZIONI : 339 777 43 55

ars.creativ@tiscalinet.it

 


I "NIC : NEG CONFERENCE"

PRESENTANO DAL VIVO A FOLGARIA IN ANTEPRIMA NAZIONALE

IL LORO ULTIMO ALBUM "MEX"

(di Luigi Dati)

 

La "nic : neg conference", band di 5 elementi proveniente da San Giovanni in Persiceto (BO), presenta in anteprima nazionale a Folgaria, nel primo concerto della stagione, il suo ultimo album dal titolo "Méx"

Questo disco, registrato nel 2001 ma pubblicato solo quest'anno, è interamente dedicato al Messico

Jazz acustico, con molta elettronica, il lavoro dei "nic : neg conference" è un tributo musicale allo stile di Charles Mingus e Charlie Haden

Il disco alterna
loop e campionamenti a musiche seducenti,
brani malinconici a caldi ritmi latini.

L'album della band bolognese contiene espliciti richiami culturali alle liriche di Octavio Paz, alle immagini di Sam Peckinpah e alle citazioni letterarie di Cormac McCarthy

Di grande fascino è inoltre l'utilizzo come basi vocali dei proclami del subcomandante Marcos e dei discorsi del popolo di San Salvador che danno al lavoro dei "nic:neg conference" un elevato grado di impegno politico e sociale.

Mentre il titolo dell'album "Mex" è di immediata intuizione, non altrettanto semplice da ricordare è il nome del complesso.

Esso prende origine dal nome di Nicola Negrini, autore di tutti i brani musicali dell'album con l'eccezione del brano 'Goodbye pork pie hat' di Mingus, inserito come esplicito omaggio dei "nic:neg conference" verso il grande maestro


I 5 elementi della Band :

Al Contrabasso e alla Chitarra Spagnola : Nicola Negrini

Ai Saxs Baritono, Tenore, Soprano : Mauro Manzoni

Alla Tromba : Daniele Giardina

Al Sax Baritono : Alex Meroli

Alla Batteria : Alberto Melega


I Brani dell'Album

'Cabeza'
'Calle de la noche triste'
'Pobres'
'Good bye pork pie hat'
'Tierra'
'La venada'
'Miedo'
'Alameda'
'The Crossing'
'Dignidad'
'Camina y habla'


L'album "Méx", in vendita a 6 euro,

prima dell'acquisto potrà essere ascoltato direttamente sul sito dei

"nic: neg conference"

www.ritram.it/nicneg

 


nic:neg conference - Mex
Anno: 2003
Prezzo: 6 €
Elettronico, Jazz, Sperimentale, Strumentale


VISITA IL SITO UFFICIALE DI

NIC : NEG CONFERENCE

www.ritram.it/nicneg

 

Half way he stopped again and turned and looked back. The wolf was watching him as before. He sat the horse a long time. The sun warm on his back. The world waiting. Then he rode back to the wolf.

She watched with one almond eye, deep yellow, deepening to amber at the iris. She strained at the rope, her face in the dirt, her mouth open and her teeth so white, so perfectly made.

... so I just decided to take her on home with me.
Have you always been crazy?
I dont know. I never was much put to the test before today.
How old are you?
Sixteen.
Sixteen.
Yessir.
Well you aint got the sense God give a goose. Did you know that?
You may be right.
How do you expect your horse to tolerate a bunch of nonsense such as this.
If I can get him caught he wont have a whole lot of say about it.

She come up from Mexico.
I dont doubt it. Ever other damn thing does.

The Crossing :: Cormac McCarthy

 


PAROLE DI MARCOS 11 MARZO 2001 NELLO ZOCALO DI CITTÀ DEL MESSICO

Subcomandante Marcos, 1994
Foto: Frida Hartz
CITTÀ DEL MESSICO:
SIAMO ARRIVATI.
QUI SIAMO.
SIAMO CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO E ZAPATISTI, NOI CHE INSIEME, TI SALUTIAMO.
SE IL PALCO DOVE SIAMO STA DOVE STA, NON È ACCIDENTALE. È PERCHÉ, FIN DAL PRINCIPIO, IL GOVERNO STA DIETRO DI NOI.
A VOLTE CON ELICOTTERI DA COMBATTIMENTO, A VOLTE CON PARAMILITARI, A VOLTE CON AEREI DA BOMBARDAMENTO, A VOLTE CON CARRI ARMATI, A VOLTE CON SOLDATI, A VOLTE CON POLIZIOTTI, A VOLTE CON OFFERTE DI COMPRA-VENDITA DELLE COSCIENZE, A VOLTE CON OFFERTE DI RESA, A VOLTE CON MENZOGNE, A VOLTE CON STRIDENTI DICHIARAZIONI, A VOLTE CON OBLII, A VOLTE CON SILENZI D'ATTESA. A VOLTE, COME OGGI, CON SILENZI IMPOTENTI.
PER QUESTO NON CI VEDE MAI IL GOVERNO, PER QUESTO NON CI ASCOLTA.
SE AFFRETTASSE UN POCO IL PASSO, FORSE CI RAGGIUNGEREBBE.
POTREBBE VEDERCI ALLORA ED ASCOLTARCI
POTREBBE RENDERSI CONTO DELLA LUNGA E SALDA ORIZZONTALITÀ DI CHI È PERSEGUITATO E, TUTTAVIA, NON SI ANGOSCIA, PERCHÉ SA CHE È IL PASSO SUCCESSIVO QUELLO CHE RICHIEDE ATTENZIONE ED IMPEGNO.
FRATELLO, SORELLA:
INDIGENO, OPERAIO, CONTADINO, INSEGNANTE, STUDENTE, CITTADINO, CASALINGA, AUTISTA, PESCATORE, TASSISTA, SCARICATORE, MECCANICO, IMPIEGATO, VENDITORE AMBULANTE, BANDA, DISOCCUPATO, LAVORATORE NEI MEZZI DI COMUNICAZIONE, PROFESSIONISTA, RELIGIOSO, OMOSESSUALE, LESBICA, TRANSESSUALE, ARTISTA, INTELLETTUALE, MILITANTE, ATTIVISTA, MARINAIO, SOLDATO, SPORTIVO, LEGISLATORE, BUROCRATE, UOMO, DONNA, BAMBINO, GIOVANE, ANZIANO.
FRATELLO, SORELLA DEL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO, ARCOBALENO DEI MIGLIORI DEI POPOLI INDIOS DEL MESSICO:
NOI NON DOVREMMO ESSERE QUI.
(DOPO AVER ASCOLTATO QUESTO, SONO SICURO CHE, PER LA PRIMA VOLTA, QUELLO CHE HA L'UFFICIO QUA DIETRO A ME, STA APPLAUDENDO FRENETICAMENTE. QUINDI, VOGLIO RIPETERLO...)
NOI NON DOVREMMO ESSERE QUI.
COLORO CHE DOVREBBERO STARE QUI SONO LE COMUNITÀ INDIGENE ZAPATISTE, I LORO 7 ANNI DI LOTTA E DI RESISTENZA, IL LORO UDITO ED IL LORO SGUARDO.
I POPOLI ZAPATISTI. GLI UOMINI, BAMBINI, DONNE ED ANZIANI, BASI DI APPOGGIO DELL'ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE, CHE SONO I PIEDI CHE CI FANNO CAMMINARE, LA VOCE CHE CI PARLA, LO SGUARDO CHE CI FA VISIBILI, L'ASCOLTO CHE CI FA ASCOLTARE.
QUELLI CHE DOVREBBERO ESSERE QUI, SONO LE INSURGENTAS E GLI INSURGENTES, LA LORO PERSISTENTE OMBRA, LA LORO SILENZIOSA FERMEZZA, LA LORO MEMORIA INSORTA.
LE INSURGENTAS E GLI INSURGENTES. LE DONNE E GLI UOMINI CHE FORMANO LE TRUPPE REGOLARI DELL'EZLN E CHE SONO IL GUARDIANO E IL CUORE DEI NOSTRI VILLAGGI.
SONO LORO QUELLI CHE MERITA VEDERE E ASCOLTARE E PARLARGLI.
NOI NON DOVREMMO ESSERE QUI.
E TUTTAVIA CI SIAMO.
E SIAMO INSIEME A QUELLE E QUELLI, QUELLE CHE E QUELLI CHE POPOLANO I VILLAGGI INDIOS DI TUTTO IL MESSICO.
I POPOLI INDIOS, I NOSTRI PIU' ANTICHI, I PIU' ANTICHI ABITANTI, I PRIMI PARLATORI, I PRIMI ASCOLTATORI.
A QUELLI CHE, ESSENDO I PRIMI, ULTIMI APPAIONO E PERISCONO...
FRATELLO, SORELLA INDIGENI.
TENEK
DA MOLTO LONTANO VENIAMO.
TLAHUICA.
CAMMINIAMO IL TEMPO.
TLAPANECO.
LA TERRA ANDIAMO.
TOJOLABAL.
ARCO E FRECCIA SIAMO.
TOTONACO.
VENTO CAMMINATO.
TRIQUI.
IL CUORE E IL SANGUE SIAMO.
TZELTAL.
IL GUERRIERO E IL GUARDIANO.
TZOTZIL.
L'ABBRACCIO COMPAGNO.
WIXARITARI.
SCONFITTI CI CREDONO.
YAQUI.
MUTI.
ZAPOTECO.
SILENZIOSI.
ZOQUE.
MOLTO TEMPO ABBIAMO NELLE MANI.
MAYA.
QUI SIAMO VENUTI A NOMINARCI.
KUMIAI.
QUI SIAMO VENUTI A DIRE "SIAMO".
MAYO.
QUI SIAMO VENUTI PER ESSERE GUARDATI.
MAZAHUA.
QUI PER GUARDAR ESSERE GUARDATI.
MAZATECO.
QUI È DETTO IL NOSTRO NOME PER IL NOSTRO PASSO.
MIXE.
QUESTO SIAMO:
COLUI CHE FIORISCE TRA ALTURE.
COLUI CHE CANTA.
COLUI CHE CUSTODISCE E CRESCE LA PAROLA ANTICA.
COLUI CHE SI PARLA.
COLUI CHE È DI MAIS.
COLUI CHE ABITA SULLA MONTAGNA
COLUI CHE CAMMINA LA TERRA.
COLUI CHE CONDIVIDE L'IDEA.
IL VERO NOI.
L'UOMO AUTENTICO.
L'ANTENATO.
IL SIGNORE DELLA RETE.
COLUI CHE RISPETTA LA STORIA.
COLUI CHE È GENTE DI UMILI COSTUMI.
COLUI CHE PARLA FIORI.
COLUI CHE È PIOGGIA.
COLUI CHE HA CONOSCENZA PER COMANDARE.
IL CACCIATORE CON FRECCE.
COLUI CHE È SABBIA.
COLUI CHE È FIUME.
COLUI CHE È DESERTO.
COLUI CHE È MARE.
IL DIVERSO.
COLUI CHE È PERSONA.
IL VELOCE CAMMINATORE.
COLUI CHE È GENTE.
COLUI CHE È MONTAGNA.
COLUI CHE È DIPINTO DI COLORE.
COLUI CHE PARLA LA PAROLA LEGITTIMA.
COLUI CHE HA TRE CUORI.
COLUI CHE È PADRE E FRATELLO MAGGIORE.
COLUI CHE CAMMINA LA NOTTE.
COLUI CHE LAVORA.
L'UOMO CHE È UOMO.
COLUI CHE CAMMINA DALLE NUVOLE.
COLUI CHE HA LA PAROLA.
COLUI CHE CONDIVIDE IL SANGUE E L'IDEA.
IL FIGLIO DEL SOLE.
COLUI CHE VA DALL'UNO ALL'ALTRO LATO.
COLUI CHE CAMMINA LA NEBBIA.
COLUI CHE È MISTERIOSO.
COLUI CHE LAVORA LA PAROLA.
COLUI CHE COMANDA NELLA MONTAGNA.
COLUI CHE È FRATELLO, SORELLA.
AMUZGO.
TUTTO QUESTO DICE IL NOSTRO NOME.
CORA.
E DI PIÙ DICE.
CUICATECO.
MA APPENA SI ASCOLTAVA.
CHINANTECO.
UN ALTRO NOME OCCULTAVA IL NOSTRO NOME.
CHOCHOLTECO.
QUI SIAMO VENUTI AD ESSERE NOI CON QUELLI CHE SIAMO.
CHOL.
SIAMO LO SPECCHIO PER VEDERCI ED ESSERE NOI.
CHONTAL.
NOI, QUELLI CHE SIAMO IL COLORE DEL COLORE DELLA TERRA.
GUARIJIO.
QUI MAI PIÙ LA VERGOGNA PER LA PELLE.
HUASTECO.
LA LINGUA.
HUAVE.
L'ABITO.
KIKAPU.
LA DANZA.
KUKAPÁ.
IL CANTO.
MAME.
LA GRANDEZZA.
MATLATZINCA.
LA STORIA.
MIXTECO.
QUI MAI PIÙ LA PENA.
NAHUATL.
QUI, L'ORGOGLIO DI ESSERE NOI IL COLORE CHE SIAMO DEL COLORE DELLA TERRA.
ÑAHÑU
QUI, LA DIGNITÀ CHE È VEDERCI ESSERE VISTI ESSENDO IL COLORE CHE SIAMO DEL COLORE DELLA TERRA.
O'ODHAM
QUI LA VOCE CHE CI NASCE E ANIMA.
PAME.
QUI, NON PIÙ IL SILENZIO.
POPOLUCA.
QUI IL GRIDO.
PUREPECHA.
QUI IL POSTO CHE ERA STATO NASCOSTO.
RARAMURI.
QUI LA SCURA LUCE, IL TEMPO ED IL SENSO.
FRATELLO, SORELLA INDIGENI:
FRATELLO, SORELLA NON INDIGENI:
QUI SIAMO PER DIRE CHE QUI STIAMO.
E QUANDO DICIAMO " QUI STIAMO ", ANCHE L'ALTRO NOMINIAMO.
FRATELLO, SORELLA CHE SEI MESSICANO E CHE NON LO SEI.
CON TE DICIAMO " QUI STIAMO " E CON TE STIAMO.
FRATELLO, SORELLA INDIGENI E NON INDIGENI:
UNO SPECCHIO SIAMO.
QUI STIAMO PER VEDERCI E MOSTRARCI, AFFINCHÉ TU CI GUARDI, AFFINCHÉ TU TI GUARDI, AFFINCHÉ L'ALTRO SI GUARDI NEL NOSTRO SGUARDO.
QUI STIAMO E UNO SPECCHIO SIAMO.
NON LA REALTÀ, MA APPENA IL SUO RIFLESSO.
NON LA LUCE, MA APPENA UN RAGGIO.
NON IL CAMMINO, MA APPENA QUALCHE PASSO.
NON LA GUIDA, MA APPENA UNA DELLE TANTE DIREZIONI CHE AL DOMANI CONDUCONO.
FRATELLO, SORELLA CITTÀ DEL MESSICO:
QUANDO DICIAMO "SIAMO" ANCHE DICIAMO "NON SIAMO" E "NON SAREMO".
PER CUI È BENE CHE, COLORO CHE LÀ IN ALTO SONO IL DENARO E CHI LO ACCLAMA, PRENDANO NOTA DELLA PAROLA, ATTENTI L'ASCOLTINO E ATTENTI VEDANO QUELLO CHE VEDERE NON VOGLIONO.
NON SIAMO COLORO CHE ASPIRANO AD IMPOSSESSARSI DEL POTERE E DA LÌ, IMPORRE IL PASSO E LA PAROLA. NON LO SAREMO.
NON SIAMO COLORO CHE METTONO UN PREZZO ALLA DIGNITÀ PROPRIA O ALTRUI E CONVERTONO LA LOTTA IN MERCATO, DOVE LA POLITICA È FACCENDA DI MERCANTI CHE SI CONTENDONO NON PROGETTI MA CLIENTI. NON LO SAREMO.
NON SIAMO COLORO CHE ASPETTANO IL PERDONO E L'ELEMOSINA DI CHI SIMULA AIUTO QUANDO IN REALTÀ COMPRA E NON PERDONA MA UMILIA CHI, SOLO PER IL FATTO DI ESISTERE, È SFIDA E RIVENDICAZIONE E DOMANDA ED ESIGENZA. NON LO SAREMO.
NON SIAMO COLORO CHE, INGENUI, ASPETTIAMO CHE DALL'ALTO VENGA LA GIUSTIZIA CHE SOLO DAL BASSO CRESCE, LA LIBERTÀ CHE SOLO CON TUTTI SI OTTIENE, LA DEMOCRAZIA CHE È COMBATTUTA SU TUTTI I PIANI E PER TUTTO IL TEMPO. NON LO SAREMO.
NON SIAMO LA MODA PASSEGGERA CHE, PASSATA, SI ARCHIVIA NEL CALENDARIO DELLE SCONFITTE CHE QUESTO PAESE OSTENTA CON NOSTALGIA. NON LO SAREMO.
NON SIAMO LO SCALTRO CALCOLO CHE FINGE LA PAROLA ED IN ESSA NASCONDE UN NUOVO INGANNO, NON SIAMO LA PACE SIMULATA CHE ANELA GUERRA ETERNA, NON SIAMO CHI DICE "TRE" E POI "DUE" O "QUATTRO" O "TUTTO" O "NIENTE". NON LO SAREMO.
NON SIAMO IL PENTITO DI DOMANI. COLUI CHE SI CONVERTE IN IMMAGINE ANCORA PIÙ GROTTESCA DEL POTERE. COLUI CHE SIMULA "BUON SENSO" E "PRUDENZA" DOVE NON CI FU CHE COMPRA-VENDITA. NON LO SAREMO.
SIAMO E SAREMO UNO IN PIÙ NELLA MARCIA.
QUELLA DELLA DIGNITÀ INDIGENA.
QUELLA DEL COLORE DELLA TERRA.
QUELLA CHE HA VEGLIATO E SVEGLIATO I MOLTI MESSICO CHE SOTTO IL MESSICO SI NASCONDONO E FANNO MALE.
NON SIAMO IL SUO PORTAVOCE.
SIAMO UNA VOCE TRA TUTTE QUELLE VOCI.
UN'ECO CHE DIGNITÀ RIPETE TRA TUTTE LE VOCI.
AD ESSE CI UNIAMO, CI MOLTIPLICHIAMO CON ESSE.
CONTINUEREMO AD ESSERE ECO, VOCE SIAMO E SAREMO.
SIAMO RIFLESSIONE E GRIDO.
SEMPRE LO SAREMO.
POSSIAMO ESSERE CON O SENZA VOLTO, ARMATI O NO CON FUOCO, MA ZAPATISTI SIAMO, SIAMO E SEMPRE SAREMO.
90 ANNI FA, I POTENTI DOMANDAVANO A QUELLO CHE STAVA IN BASSO CHE ZAPATA SI CHIAMAVA:
"CON QUALE PERMESSO SIGNORI?"
E NOI DAL BASSO RISPONDEMMO E RISPONDIAMO:
"CON IL NOSTRO".
E CON IL PERMESSO NOSTRO, ESATTAMENTE DA 90 ANNI, CI SIAMO FATTI GRIDO E "RIBELLI" CI CHIAMIAMO.
E OGGI LO RIPETIAMO: RIBELLI SIAMO.
RIBELLI SAREMO.
MA ESSERLO VOGLIAMO CON I TUTTI CHE SIAMO.
SENZA LA GUERRA COME CASA E CAMMINO.
PERCHÉ COSÌ PARLA IL COLORE DELLA TERRA: LA LOTTA HA MOLTE STRADE E UNA SOLA DESTINAZIONE: ESSERE COLORE CON TUTTI I COLORI CHE VESTONO LA TERRA.
FRATELLO, SORELLA:
DICONO LÀ IN ALTO, CHE QUESTO È LA FINE DI UN TERREMOTO. CHE TUTTO PASSA TRANNE CHE ESSERE LORO SOPRA DI NOI.
DICONO LÀ IN ALTO, CHE TU SEI QUI PER VEDERE MORBOSAMENTE, PER SENTIRE SENZA NEPPURE ASCOLTARE. DICONO CHE SIAMO POCHI, CHE SIAMO DEBOLI. CHE NON SIAMO ALTRO CHE UNA FOTO, UN'ANEDDOTO, UNO SPETTACOLO, UN PRODOTTO DEPERIBILE CON LA DATA DI SCADENZA PROSSIMA.
DICONO LÀ IN ALTO, CHE CI LASCERAI SOLI. CHE SOLI E SVUOTATI TORNEREMO ALLA TERRA IN CUI STIAMO.
DICONO LÀ IN ALTO, CHE L'OBLIO È SCONFITTA E SI SIEDONO AD ASPETTARE CHE TU DIMENTICHI,CHE TU SCONFIGGA E TI SCONFIGGA.
LÀ IN ALTO, SANNO MA NON VOGLIONO DIRLO: NON CI SARÀ PIÙ OBLIO E NON SARÀ SCONFITTA LA CORONA PER IL COLORE DELLA TERRA.
MA NON VOGLIONO DIRLO PERCHÉ DIRLO È RICONOSCERLO E RICONOSCERLO È VEDERE CHE TUTTO È CAMBIATO NON PIÙ PERCHÉ NULLA CAMBI, MA PERCHÉ TUTTO CAMBI CAMBIANDO.
QUESTO MOVIMENTO, QUELLO DEL COLORE DELLA TERRA, È TUO E POICHÉ È TUO È NOSTRO.
ORA, ED È QUELLO CHE LORO TEMONO, NON ESISTE PIÙ IL "VOI" ED IL "NOI" PERCHÉ TUTTI SIAMO GIÀ IL COLORE CHE SIAMO DELLA TERRA.
E' ORA CHE IL FOX E COLUI CHE SERVE, ASCOLTI E CI ASCOLTI.
E' ORA CHE IL FOX E CHI LO COMANDA, CI VEDA.
UNA SOLA COSA PARLA LA NOSTRA PAROLA.
UNA SOLA COSA GUARDA IL NOSTRO SGUARDO.
IL RICONOSCIMENTO COSTITUZIONALE DEI DIRITTI E DELLA CULTURA INDIGENI.
UN POSTO DEGNO PER IL COLORE DELLA TERRA.
E' ORA CHE QUESTO PAESE LA SMETTA DI ESSERE UNA VERGOGNA VESTITA SOLO DEL COLORE DEL DENARO.
E' ORA DEI POPOLI INDIOS, DEL COLORE DELLA TERRA, DI TUTTI I COLORI CHE IN BASSO SIAMO E CHE COLORI SIAMO NONOSTANTE IL COLORE DEL DENARO.
RIBELLI SIAMO PERCHÉ È RIBELLE LA TERRA SE C'È CHI LA VENDE E LA COMPRA COME SE LA TERRA NON ESISTESSE E COME SE NON ESISTESSE IL COLORE CHE SIAMO DELLA TERRA.
CITTÀ DEL MESSICO:
QUI SIAMO. QUI SIAMO COME RIBELLE COLORE DELLA TERRA CHE GRIDA:
DEMOCRAZIA!
LIBERTÀ!
GIUSTIZIA!
MESSICO:
NON SIAMO VENUTI A DIRTI CHE COSA FARE, NÉ A CONDURTI DA NESSUNA PARTE.
SIAMO VENUTI A CHIEDERTI UMILMENTE, RISPETTOSAMENTE, CHE CI AIUTI. CHE NON PERMETTA CHE TORNI AD ALBEGGIARE SENZA CHE QUESTA BANDIERA ABBIA UN POSTO DEGNO PER NOI CHE SIAMO IL COLORE DELLA TERRA.
DALLO ZÓCALO DI CITTÀ DEL MESSICO
COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO - COMANDO GENERALE DELL'ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO, MARZO 2001
 

 

(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

 

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