I VIAGGI DI MANOLO

IN BARCA A VELA

AGOSTO 2004

Isole Siciliane :

Favignana, Pantelleria, Lampedusa


ISOLE PELAGIE

(LAMPEDUSA - LINOSA - LAMPIONE)

STATO: ITALIA
REGIONE: SICILIA
PROVINCIA: AGRIGENTO

 

I greci antichi definirono queste Isole "Pelagie" poichè erano considerate "Isole di Alto Mare".

Esse sono situate - sulla piattaforma continentale africana - tra l'Isola di Malta e la Tunisia, a circa 200 km a sud di Agrigento.

Il gruppo delle Isole Pelagie si trova a 80 miglia circa a SSE di Pantelleria, a 80 miglia circa a SW da Malta e a 80 miglia ad W delle coste Tunisine di fronte a Monastir e Mahedia.

Il clima di tipo africano d'estate è caldo umido. L'inverno ha temperature miti.

Le piogge si registrano quasi esclusivamente nel periodo invernale.

L'arcipelago comprende la grande isola di Lampedusa (33 km2 di superficie) e i due piccoli isolotti di Linosa e Lampione.

Partendo dall'isola di Lampedusa, Linosa si trova a 23 Miglia per NNE, Lampione si trova a 10 Miglia per WNW.

Lampione, sul quale vi è solo un faro, si immerge nel mare con pareti quasi verticali per circa 60 m di profondità. Il suo fondale, incontaminato, è un vero paradiso per i subacquei che vi possono incontrare cernie, aragoste, corallo giallo e rosa e lo squalo grigio.

 


LAMPEDUSA

 

Lampedusa è la più estesa delle tre isole pelagie, ha un'estensione di 20 Kmq circa, una popolazione di 5.500 abitanti che si triplica nel periodo estivo.

Molto più vicina all'Africa (138 km) che alla Sicilia (215 km), l'Isola di Lampedusa è un tavolato calcareo della lunghezza di circa 7 Km. digradante da W ad est.

L'isola è un tratto affiorante della piattaforma continentale africana ed è costituita da successioni sedimentarie di terreni calcarei depositatesi durante il Miocene medio-superiore.

Lampedusa, sul versante nord e in quello ovest, termina con una impressionante falesia ed ha una costa alta ed inaccessibile. Il punto più alto dell'isola - Monte Albero Sole - è infatti sito nel versante nord occidentale e raggiunge i 193 metri sul livello del mare.

A sud la costa rocciosa, molto molto meno ripida, è frastagliata e forma lunghi promontori e calette profonde che si chiudono con spiaggette di sabbia.

L'origine africana di Lampedusa rende estremamente interessante il suo patrimonio naturalistico sotto il profilo biogeografico, per la presenza di aspetti faunistici e floristici tipici dell'areale nordafricano.

Alcune scoperte hanno confermato che l'isola era già abitata nell'età del bronzo ed è documentata la presenza di fenici, cartaginesi, greci, romani, arabi.

Nel 1843 l'isola apparteneva all'illustre famiglia dei Lampedusa (di quei Tomasi principi di Lampedusa ai quali appartiene Giuseppe, noto autore del "Gattopardo"), ma venne poi acquistata da re Ferdinando di Borbone.

La colonizzazione operata dai Borboni, che installarono sull'isola un penitenziario, portò alla scomparsa dell'originario manto vegetale

L'isola, infatti, era descritta dai naturalisti dei secoli scorsi come ricoperta da una fitta e ricca macchia mediterranea.

L'erosione eolica e il dilavamento delle piogge resero ben presto l'isola simile ad un tavolato di nuda roccia,

Attualmente l'interno dell'isola, bianco ed ocra, pietroso ed arido, ha un aspetto desertico.

L'intera zona nord orientale, molto brulla, è stata da poco rimboschita con pino mediterraneo.

Clima è di tipo africano : caldo umido.

La stagione calda si prolunga da Maggio ad Ottobre.

Gli abitanti di Lampedusa ignorano completamente l'agricoltura, dedicandosi esclusivamente alla pesca

 

VEDERE L'ISOLA DAL MARE

 

La costa sud est è bassa e frastagliata, ricca di insenature e calette.

Spicca tra le insenature la bellissima Tabaccara, una baia - raggiungibile solo in barca - che è bagnata da un incredibile mare turchino.

Tra le calette più suggestive vi è anche la Baia dell'isola dei Conigli.

Questa spaziosa baia, occupata al centro da un isolotto e cinta ai fianchi da bianche falesie, è sicuramente la più bella spiaggia dell'isola e ricorda un vero e proprio angolo dei caraibi.

Una bianchissima sabbia scivola in un mare trasparente dai toni sfumati che degradano dal turchese allo smeraldo.

E' il luogo ove, ogni anno, le tartarughe Caretta-Caretta depongono le loro uova.

E' inoltre l'unica zona d'Italia ove è presente lo psammodromus algarus, una particolare lucertola striata che tipica dell'Africa nord-occidentale (Tunisia, Algeria e Marocco).

Raggiunto il Capo Ponente, estremità occidentale dell'isola, il panorama si trasforma.

Tutta la costa del lato nord dell'isola è un'alta parete scoscesa che si affaccia al mare con numerose e suggestive grotte.

Per prima troviamo la bella Baia della Madonnina cosi denominata a causa della forma di una roccia

Subito dopo si incontrano gli imponenti scogli del Sacramento, con di fronte l'omonima grotta

Successivamente gli Scofli del Faraglione.

L'estremità nord-orientale, Capo Grecale, ospita un faro visibile fino a 60 miglia di distanza.

Proseguendo, subito oltre Cala Pisana, troviamo la Grotta del Teschio la quale "nasconde" una spiaggia di 10-15 m di lunghezza che è raggiungibile attraverso un passaggio.

 

VEDERE L'ISOLA DA TERRA

Albero del Sole
E' il nome del punto più alto di Lampedusa (193 m). Qui una piccola costruzione circolare custodisce un crocifisso ligneo.

Un panorama mozzafiato si stende alle spalle di un muretto in pietra. A strapiombo sul mare si può godere una vista incredibile sul Faraglione (detto anche "Scoglio a Vela") e sulle Falesie.

In considerazione dell'altezza e per evitare una improvvisa perdita di equilibrio si consiglia di stendersi per terra vicino al bordo prima di godersi il panorama.

A destra, è possibile osservare lo Scoglio del Sacramento, a sinistra in lontananza vediamo l'isolotto di Lampione.

Madonna di Porto Salvo
Piccolo santuario di antiche e sconosciute origini

LE IMMERSIONI

Il mare che circonda Lampedusa è spettacolare: esso possiede incredibili sfumature che vanno dal trasparente, al turchese, al verde smeraldo al blu.

Bellissimo è lo spettacolo che si presenta agli occhi degli amanti delle immersioni

Girando con maschera e pinne lungo le coste rocciose e nascoste fra gli scogli è infatti possibile incontrare donzelle pavonine dai colori sgargianti, scorfani, bavose sfinge. E ancora: stelle marine, spugne, salpe, aguglie, polpi, lepri e cetrioli di mare.

Il fondale, roccioso o sabbioso, si tinge improvvisamente di verde scuro a causa della presenza di incredibili estensioni di posidonia.

Denominata anche polmone del Mediterraneo, per l'ossigeno che rilascia nell'acqua, questa pianta acquatica forma sul fondale marino delle vere e proprie praterie.

Chi invece usa immergersi con le bombole riesce a scoprire un mare ricchissimo di coralli, spugne, madrepore.

Nei pressi di Capo Grecale è possibile incontrare le aragoste.

 

NOTIZIE PER LA NAVIGAZIONE

PORTO -
WP 35° 29' 36" N - 012° 36' 06" E
II Porto di Lampedusa (Carta I.I.M. 947/5) è formato da un'ampia insenatura delimitata da Punta Guitgia e Punta Maccaferri, che si suddivide in tre Cale con rive rocciose, due delle quali banchinate che terminano tutte con rive sabbiose.

CALA GUITGIA -
Si apre tra Punta Guitgia e Punta Favaloro.
Ha rive rocciose basse e scure terminante con una vasta spiaggia di sabbia bianca, con fondali di oltre 5 metri nella parte centrale.
E' punto di attracco di navi commerciali che sbarcano prodotti petroliferi e acqua potabile che attestano gli ormeggi a bitte che si trovano a metà lunghezza di entrambe le rive.
In un breve tratto della riva nord in corrispondenza del deposito costiero di carburanti è presente una riva banchinata.
Previo contatto con Locamare Lampedusa, compatibilmente con i traffici commerciali, è consentito alle unità di pescaggio superiore ai metri 4 ed a quelle che eventualmente non trovino posto nelle banchine del porto l'ancoraggio/ormeggio che comunque deve avvenire almeno 50 metri a sinistra della congiungente i fanali di Punta Guitgia e Punta Favaloro per non arrecare disturbo alla manovra della nave di linea che evoluisce in porto durante la manovra di attracco nella banchina di Cavallo Bianco, ed a non meno di 100 metri dalla battigia della riva sabbiosa durante la stagione balneare.

CALA SALlNA -
Si apre tra Punta Favaloro e Punta della Sanità.
Ha rive rocciose che terminano con una breve spiaggia sabbiosa.
E' quasi completamente banchinata e vi sono allocati n.6 pontili galleggianti completamente occupati da piccole unità da diporto e da pesca 1ocali.
La darsena centrale è costellata da corpi morti ai quali sono ormeggiati alla ruota i Motopescherecci di maggiore tonnellaggio.
Anche le banchine ed i moli sono quasi completamente occupati da unità da pesca e da diporto locali.
Lungo la riva uord fra i 4 dei 6 pontili galleggianti vi sono due scali pubblici per I'alaggio di piccole unità.
I rimanenti 2 pontili galleggianti si trovano lungo la riva W in prossimità di due distributori di carburanti.
In corrispondenza del distributore di carburanti adiacente all'unico Cantiere Navale, vi è un tratto di banchina di 40 metri ove fra le ore 07.00 e le are 17.00 e vietato l'ormeggio alle unità non impegnate nelle operazioni di bunkeraggio.
Il Tratto finale verso il Fanale rosso del lato interno del Molo Favaloro, per 60 metri, i riservato alle Unità della Guardia Costiera.

CALA PALMA -
Si apre fra Punta Maccaferri e Punta della Sanita.
Ha basse rive rocciose completamente banchinate che terminano in una vasta spiaggia sabbiosa costellata da numerose palme.
Il molo interno di Punta Sanità è riservato alle unità delle Forze di Polizia.
Sulla riva nord della Caletta creata dal Molo di Punta Sanità vi è uno scaletto di alaggio pubblico per piccole unità.
La parte più profonda della darsena di Cala Palma con fondali alquanto bassi è costellata di corpi morti sui quali trovano ormeggio piccole e medie unità da pesca e da diporto locali
Le rive banchinate sono in buona parte occupate da unità da pesca locali di piccole dimensioni.

BANCHINA DI CAVALLO BIANCO -
Si trova in prossimità dell'imboccatura del porto subito dopo il fanale Verde di Punta Maccaferri.
E' un largo piazzale in cemento armato in buona parte a corpo pieno e nella prima parte su pali, ricavato in parte dallo sbancamento della riva rocciosa dell'omonima località.
E' il punto nevralgico del porto.
Sul lato più lungo della banchina attracca giornalmente dalle ore 08.00 alle 10.15 il Mototraghetto di linea che collega Lampedusa con Linosa e Porto Empedocle.
Saltuariamente vi attraccano delle navi cisterna militari e commerciali cbe riforniscono di acqua potabile l'isola.
E' punto di sbarco del pescato di Motopescherecci di grosso tonnellaggio specialmente fra le 21.00 e le 09.00.

PUNTA SOTTLE -
Stretta, lunga e bassa lingua rocciosa con la parte terminale sommersa, rappresenta lo spigolo SE dell'isola di notte è ostacolo pericolosissima per la navigazione in quanto si riescono a vedere le luci oltre essa e da l'impressione di avere davanti a se acque libere.

SEGNALAMENTI MARITTIMI:

-Faro Capo Grecale 3028 (E2088) Estremità NE dell'Isola in posizione
35° 31'N - 012 37'54" E (1 Lampo Bianco ogni 5 sec.) - Portata 22 M.;

-Faro Capo Ponente 3052 (E2086) Estremità W dell'isola in posizione
35° 31' 12" N - 012 31' 06" E (3 Lampi bianchi ogni 15 sec.)- portata 8 M.;

-Fanale Punta Guitgia 3046 (E2090) Imboccatura SN porto posizione
35 29' 42"N - 012' 36'E (1 Lampo Rosso ogni 3 sec.) - portata 8 M.;

-Fanale Punta Maccaferri 3042 (E2089) lmboccatura DX porto; posizione
35° 29' 42" N - 012° 36'12" E (1 Lampo Verde ogni 3 sec.) - portata 8 M.

-Fanale Punta Favaloro 3048 (E2091) Estremita' Molo - in posizione
35° 29'48"N - 012 36' 12 "E (1 Lampo Rosso ogni 5 sec.)

-Fanale Molo Sanità 3050 (E2092) Estremita' Molo - in posizione
35° 29' 54"N - 012' 36' 18"E (Luce Fissa Rosso) - Portata 3 M

CARTE E PUBBLICAZIONI NAUTICHE:

Carte I. I. M. n. 947/O5 - 947 - 960 - 217; 1121
Portolano del Mediterraneo Vol. 1b da pag. 362 a pag.367
Elenco dei Fari pagg.133-134

INFORMAZIONI PER LA NAVIGAZIONE :

Per informazioni rivolgersi a: Lega Navale Italiana - Delegazione di Lampedusa e Linosa :
Per Lampedusa : contattare il Com.te Niosi Michele - 92010 - Lampedusa tel.0922/973547 e-mail:
micniosi@tin.it
Per Linosa: contattare il sig. Giuseppe Errera tel. 0922/972041

 

INFORMAZIONI UTILI

Lampedusa è raggiungibile sia in aereo e sia via mare.

Con l'aereo è raggiungibile da Palermo (alla quale è collegata da 3 voli aerei giornalieri) e, nel periodo estivo, anche dei voli diretti da Milano, Bergamo, Roma, Venezia e Verona.

Via nave mediante traghetto da Porto Empedocle, con corsa giornaliera, o da Agrigento, con corsa che arriva in serata.

Comune di Lampedusa - 0922 970002
Tourist INFO - 0922 20454
Aeroporto - 0922 970299
Carabinieri - 0922 972083
Ufficio Marittimo - 0922 970141
Ospedale Civico - 0922 971988

 


LINOSA

 

 

Linosa è un'isola di origine vulcanica dal caratteristico colore nero.

E' chiamata anche l'isola dei tre vulcani, che tuttavia sono inattivi da secoli

I maggiori rilievi vulcanici sono il Monte Vulcano (m. 195) a Sud, il Monte Rosso ( m. 186) a Nord, il Monte di Ponente (m. 107) ad Ovest che cala a picco sul mare.

I tre monti delimitano una conca centrale, detta "Fossa del Cappellano", fondo craterico residuo di un più grande complesso vulcanico. Alla base dei monti si estendono i campi lavici occidentali, orientali e meridionali.

Il medesimo asse vulcanico ha dato origine, grazie a un vulcanismo fondamentalmente alcalino, alle isole di Pantelleria e Linosa, le cui porzioni emerse rappresentano in minima parte le culminazioni di strutture molto più imponenti.

Linosa ha una superficie di 5,3 kmq, coperta da una vegetazione molto bassa dalla quale spiccano i vivaci colori delle case del paese che si trova a sud ovest dell'isola.

Linosa, oltre ad essere meno ventilata di Lampedusa, è la più calda delle isole pelagie a causa del colore scuro della lava vulcanica che assorbe maggiormente i raggi del sole

L'isola è abitata dal 1845 quando un contingente di 40 persone la colonizzò.

La sua popolazione oggi si compone di circa 450 persone quasi tutte dedite all'agricoltura (coltivazione di capperi e lenticchie).

Poco popolata in epoca romana ed araba, Linosa in tempi antichi fu probabilmente punto di approdo per le navi che commerciavano in schiavi.

L'uomo a Linosa ha strappato alle zone vulcaniche ampie terrazze che ora sono coltivate.

Le coste di Linosa sono rocciose, basse, nere, costellate di numerosi scogli.

All'estremo nord dell'isola si trova una lingua rocciosa che, sommersa, si prolunga sotto la Punta Beppe Tuccio: tale lingua di roccia costituisce un pericolo per la navigazione.

L'isola è circondata da fondali bellissimi.

Vi sono due secche pericolose per la navigazione : la prima secca si trova in prossimita' della costa di Punta Arena Bianca, 220 metri a ponente dello Scalo Vecchio, la seconda secca è coperta da m. 4 d'acqua ed è situata a circa m. 400 ad est di Punta Calcarella.

 

LA STORIA

L'isola di Linosa, nel corso dei secoli, è stata battezzata con nomi differenti.
Ai tempi di Plinio il Vecchio il termine "Aethusa" indicava un isola di origine vulcanica nello stretto di Sicilia; in seguito il termine subí diverse modifiche andando per "Lenusa", poi "Larniusa" e infine "Algusa".

Solo con la colonizzazione compare finalmente la definizione Linosa. Essa si trova in una relazione scritta dal capitano di fregata B.M. Sanvisente.
Tuttavia a causa degli scarsi scavi archeologici effettuati, poco si conosce della storia dell'isola.
Si ritiene che a Linosa si avvicendarono varie popolazioni; sicuramente fu popolata dai Romani durante le guerre puniche. Il loro insediamento è confermato dalla presenza di 150 cisterne scavate nella superficie lavica.
A quella romana seguirono le dominazioni fenicie, arabe e saracene. 

Dopo questi periodi l'isola rimase disabitata e servendo come porto di riparo per la pirateria mediterranea.
Nel 1839 i borboni  decisero di colonizzare Linosa (che nel tempo era diventata un bosco selvaggio e disabitato).
Il bando emanato dal Regno delle Due Sicilie prometteva ai sudditi che fossero disposti a trasferirsi sull'isola l'utilizzo di tutto il terreno coltivabile e la rendita (per cinquanta anni) di 3 tarì al giorno.
Il primo nucleo di coloni si trasferì sull'isola il 25/04/1845 sotto il comando del capitano di fregata B. M. Sanvisente. Esso era composto da famiglie di abili artigiani provenienti da Ustica, Agrigento e Pantelleria.
L'ambiente che li attendeva tuttavia si rivelò più ostile del previsto.
Mancavano abitazioni e i ripari di fortuna scavati nel tufo non consentivano di difendersi adeguatamente dalla minaccia continua dei topi.
La presenza delle antiche cisterne romane riuscì a favorire la raccolta di acqua piovana.
La popolazione dovette procedere con lavori collettivi per superare le avversità. Fra le prime costruzioni furono la Croce lignea e una Chiesa, erette subito dopo lo sbarco. 

Ma con l'Unità di Italia nel 1860 e con l'avvicendamento del potere, le promesse fatte dai Borboni, non vennero mantenute dai Savoia.
Gli abitanti di Linosa, abbandonati al loro destino, reagirono in modo eroico.
La popolazione - grazie a matrimoni con individui della terraferma - pian piano aumentò fino a raggiungere l'attuale numero che si aggira intorno ai 480 abitanti.
Da allora i coloni di Linosa vennero ricordati dalla patria solo in occasione delle due grandi guerre, con la chiamata alle armi.

Nel secondo dopoguerra, verso il 1960, l'isola comincia a mutare aspetto.
Arriva lo sviluppo turistico e con esso le prime innovazioni tecniche.
Nel 1963 viene istallata la prima centrale telefonica della SIP.
Nel '67 entra in funzione una centrale elettrica gestita dalla SELIS.
Nel '68 vengono inaugurati i nuovi edifici dell'Asilo Infantile e delle Scuole Elementare e Media.
Nel '83 viene costruito il dissalatore che assicurò un continuo rifornimento di acqua potabile.
Nel '76 la RAI istalla un ripetitore per il primo e il secondo canale e quattro anni dopo la FININVEST.

In seguito vennero costruiti i moli di attracco a Scalo Vecchio, Pozzolana di Ponente e Mannarazza.
Finalmente nel 1985 la nave traghetto "P.Veronese" poté attraccare alla banchina di Scalo Vecchio.

Nella stagione 2003/04 la motonave "Sansovino" entra nella storia: rimane tre giorni a largo di Lampedusa, senza approdare, con più di 100 passeggeri a bordo.

 

CARTE E PUBBLICAZIONI NAUTICHE:

Carte I.I.M. n¡ 947/11- 917-947-960-217-1121
Portolano del Mediterraneo Vol. 1b da pag.366 a pag. 367
Elenco dei Fari pag.134

SEGNALAMENTI MARITTIMI

FARO Punta Beppe Tuccio 3054 (E2082) Costa Nord dell'isola Ð in posizione 35¡51' 12'' N- 012¡52'42'' E (4 Lampi Bianchi ogni 20 sec.) Ð Portata 12M.;
FARO Punta Arena Bianca 3058 (E2084) Costa SW dell'isola Ð in posizione 35¡51'12'' N-012¡51' 30'' E (1 Lampo bianco ogni 5 sec.)- Portata 9M.;

APPRODI:

Sull'isola di Linosa esistono tre approdi usati alternativamente, in relazione alle condizioni del tempo, dal Mototraghetto che collega Porto Empedocle Linosa e Lampedusa (con sosta dalle ore 06.00 alle 06.30 e dalle 12.00 alle 12.30 di tutti i giorni).
A Sud lo Scalo Vecchio.
ll lato esterno del molo di ponente e' punto di attracco del traghetto.
Nelle parte interna, possono ormeggiare piccole imbarcazioni.
Sulla riva Nord vi e' uno scalo di alaggio per piccole unita'.
E' ridossato dai venti Settentrionali.
A causa di fondali rocciosi molto irregolari e' necessario procedere a vista.
Ad Ovest Cala Pozzolana, e' il maggiore approdo dell'isola.
Nella parte interna del Molo di nuova costruzione possono ormeggiare unita' di medie e piccole dimensioni.
I fondali lungo la banchina digradano sensibilmente da W ad E.
Un piccolo scalo di alaggio si trova alla radice del molo.
La Cala termina con una spiaggia di sabbia nera.
E' ben ridossata dai venti da E e SE.
Sulla costa Nord si trova l'approdo di Cala Mannarazza.
E' un piccolo molo utilizzabile per l'ormeggio solo sul lato esterno con fondali di circa 5 metri.
E' ridossato dai venti Meridionali.
Nessun approdo e nessuno degli ancoraggi di Linosa offrono un ridosso sicuro e' percio' sconsigliabile passarvi la notte.
I fondali intorno all'isola sono di natura prevalentemente rocciosa e' percio' consigliabile fare uso della grippia.

 

 


LAMPIONE

 

Lampione, chiamata anche "Fanale" o "Scoglio degli Scolari", è una piccola isola disabitata.

L'isola, lunga 700 metri e larga 180 metri, ha la forma di uno scoglio ellittico piatto con coste a picco.

Sull'isola è presente, a 40 metri sul livello del mare, un faro che funziona in modo automatico.

Le coste di Lampione non sono l'ideale per l'attracco. I fondali circostanti, infatti, pur essendo profondi da 20 a 40 metri, presentano - nel lato est dell'isola - molti scogli sommersi o roccie semi affioranti.

All'estremità sud est dell'isola è possibile attraccare ad una piccola banchina ma solo con mare calmo e con piccole unità.

Da tale banchina si diparte un sentiero che raggiunge la sommità di Lampione

L'isola dista circa 18 kilometri da Lampedusa

 


UN POCO DI STORIA

Rapporto del viaggio scientifico eseguito nelle isole di
LAMPEDUSA, LINOSA, E PANTELLERIA,
ed in altri punti della Sicilia,
dal professor PIETRO CALCARA

PALERMO
STAMPERIA DI RAFFAELE PAGANO
RUA FORMAGGI NUM.9

1846

LA STORIA DI LAMPEDUSA

La piu' grande delle isole pelagie fu riguardata dagli andati popoli della Sicilia l'attuale Lampedusa, la di cui etimologia siccome ci riferisce il Fazzello e Nobili, proviene dagli spessi lampi e baleni che ivi si osservano; Scillace la disse Lampadusa per i fuochi d'avviso che un tempo colà ergevano sopra alcune torri onde avvertire di notte i naviganti a tenersi lontani dagli acuti scogli che la circondano, e per i quali taluni altri l'appellarono Lepadusa, e secondo ci riferisce il Massa da un nome greco di una specie di pesce che ivi si pesca in abbondanza.

Lapadusa la chiamò Ataneo, Lopadusa il Bocharto, Grentemesuil, Cellario, Plinio, Strabone, Tolomeo e Velterrano.
Lampidosa la disse il Mercatore, Lampedosa altra volta il Cellario, Lopadosa il Nicolosi, e finalmente fu titolata Lampedusa del geografo Nubiese.

Tutti questi nomi differenti che ho riportato a mio avviso possonsi considerare come semplice variazione ortografica e non già come il risultato di alcuna diversa etimologia.

La maggior parte degli autori qui sopra citati ai quali aggiungner puossi il Cluverio riputavano per Africana cotesta isola, ma poi in seguito dal Leanti, Amico, Bourugny ec. con piu' ragione fu annoverata siccome terra adjacente alla Sicilia.

Che florida sia stata un tempo la popolazione di Lampedusa lo dimostrano a chiaro gli antichi monumenti che cola' di frequente ritrovansi, e precisamente secondo l'opinione di Golzio o di Torremuzza la moneta dinotante da un lato l'effige di Giove coronato d'alloro o sul rovescio un pesce.

Sebbene una tal moneta dai prestantissimi cultori di antiquaria sia riguardata come straniera alla detta isola, pure quelle cola' rinvenute in vari tempi rinvenute, fuor di dubbio ci attestano che dessa fu abitata da greche, romane, puniche ed arabiche colonie: anfore lucerne sottocoppe di rame lagrimatori d'argilla e di vetro, cripte sepolcrali, grotte ridotte a commode abitazioni, cisterne, pozzi, avanzi di fabbriche con pareti formate di pietrucce di forma romboedrica impiallacciate a modo di musaico, ci offrono delle irrefregabili prove che Lampedusa venne abitata da quei popoli. Impertanto giova riflettere che le colonie díallora dovevano essere bastantemente numerose poiche' seguivano il medesimo progresso di popolazione con le catta' principali di Sicilia di quei tempi fiorenti e cospicue.

Riesce probabile il supporre che nell'epoca segnalata dall'impero romano Lampedusa contener doveva numerosa popolazione, perche' appunto in quei tempi le flote navali che da Roma trasferivansi a Cartagena, citta' formidabile che ergevasi ove oggi trovasi edificata Tunisi, dovevano per la lunghezza del viaggio allo spesso periglioso, fermarsi in tale isola ove per la sicurta' del porto poteano eseguire le solite stazioni e cosi' dopo il riposo aggredir meglio ed in maggior numero le terre nemiche collocate nel sito il piu' prossimo a Lampedusa.

La storia ci narra che verso il 813 fu Lampedusa occupata dai Saraceni, che poscia ne furono discacciati dal greco Gregorio Tellesiarca, in altri tempi dal famoso Carlo Magno battuti, riportandone esso nel primo impeto di sanguinoso attacco la perdita di sette navi, ma con maggior ilena ritornando alla pugna otteneva segnalata vittoria, per il che il Pontefice Leone Romano rilascio' all'imperatore una lettera di grazia.

Nel 1436 il magnanimo Alfonso concesse con tutti i poteri baronali a Giovanni de Caro di Montechiaro la disabitata isola di Lampedusa da cui passo' per dritto ereditario all'attuale famiglia Tommasi che ne conserva sino al di d'oggi il titolo di principe.

Come, isola deserta ce la descrive nel suo Orlando I'Ariosto dopo la metta' del secolo XV, e per tale descrizione, rendesi di rinomanza presso i poeti italiani, essa a finzione del Ferrarese cantore sevi' di ricovero al re Agramante, ove poscia ebbe Iuogo la famosa tenzone dei 3 saraceni con altrettanti guerrieri cristiani, e sono pieni di vivacissima invenzione poetica quei versi da esso in seguito dettati, tendenti a confutare l' opinione di Fulgoso relative a tale assunto.

Avvenimenti straordinari notansi ancora nella storia di Lampedusa degni di qualche ricordanza, imperocche' ivi miseramente in parte vi naufrago' la flotta di quindici galere pertinenti all'imperatore Carlo quinto, sotto il comando di Antonio Doria ai 4 luglio del 1551 quando da Messina recavasi a Mahdia per trasportare vettovaglie al presidio: fu nella notte di quel di' che levandosi una straordinaria tempesta il vento spinse le galere verso Lampedusa e precisamente sulla costa inaccesibile e di acuti scogli difesa, otto legni urtandosi s'infransero e piu' di 1000 uomini restarono preda dell'onde, cho se lo splendore dei fulmini e dei baleni che accompagnavano dirotta pioggia non avesse mostrato alle galere compagne il miserando spettacolo, tutta quella armata sarebbe stata vittima del naufragio.

Dopo che il greco Tellesiarca discaccio' come di sopra si e' detto i saraceni, Lampedusa doveva mantenere alcuni abitanti che reiterate volte furono saccheggiati dai potentissimi corsari Barbarossa, Dragut, Ulachiale, i quali certamente si dovevano prescegliere per loro dimora cotesta isola, onde con piu' aggio eseguire le incursioni in Malta, Pantelleria e Licata.

Dalle iscrizioni cho trovansi in vari siti di Lampedusa siamo accertati che dessa fu in diversi tempi dei secoli passati abitata: una iscrizione rinvenuta dal commendatore Abela nel 1610 scritta in carattere gotico con idioma latino e siciliano corrotto ci spiega che Bartolomeo di Marsala fu il fondatore del castello, ed oltre a cio' il medesimo autore ci narra di avere osservato ai lati d'una tal lapide due scudi a basso rilievo che mostrano nel campo cinque monti e nell'orlo erano tutti dentati designando essi lo stemma del capitano fondatore del Castello.

Altre lapidi tutt'ora esistono nella Cala del porto ed alla Madonna e sono picciole e di marmo bigio siciliano e su di esse leggesi: "Qui trovasi un cadavere morto di peste in giugno 1784 " il Gussone e d'opinione che gli appestati cola' sepolti vi furono deposti dalle galere Maltesi, e Colucci ci riferisce nel suo rapporto che in quell'epoca trovandosi in Malta bastimenti appestati furono dall'ordine di san Giovanni spediti in Lampedusa a consumar la contumacia ove appunto molti di tal morbo perirono.

Queste riflessioni pero' vengono combattute da argomenti di fatto i quali mostrano che Lampedusa nel 1783 contener doveva bastante popolazione afllitta da peste pervenutale dalla vicina Libia, poiche' in quest'epoca il governo di Sicilia spedivagli con 2 legni leggieri di guerra il rinomato medico Antonio Corsi Trapanese, e da carte autentiche rileviamo che il Corsi si adopero' ad estinguere il morbo, e prescritte le istruzioni in caso questo ripullulasse ritorno' a Palermo nel 1784 ottenendo dal governo guiderdoni ed onori, per il che fu incaricato il commissario generale Antonio Gagliardi di fargli presente la sovrana approvazione siccome appare dal decreto dei 22 ottobre 1784 .

Convien con qualche dubbio manifestare le due notizie riportate dal signor Smith che ai tempi di Napoleone gli americani pretesero Lampedusa, e che neIle coste di tale isola naufragandosi un bastimento restarono in vita lo due signore palermitane Rosina e Clelia le quali si unirono in matrimonio con Guido e Sinibaldi che cola' ritrovarono; ed altresi' sappiamo dalla storia che nel 1760 un prete e 6 individui francesi ottennero un Firmano della porta ottomana per mezzo del Bali di Boccaye residente a Malta onde potersi stabilire in Lampedusa, e poco dopo si accrebbe la popolazione sino a 40 persone; nel 1791 vi dimorarono altri 6 individui maltesi per l'industria agricola e per la pastorizia guarentiti dal ministro Francese residente a Malta; sappiamo ancora che in altri tempi gli inglesi nell'occorrenza del trattato di Amies la domandarono come sito di stazione navale.

Ma l'epoca certa della ripopolazione di Lampedusa si fu appunto nel 1800, alloraquando vi stabili' una picciola colonia il Maltese Salvatore Gatt in seguito di contratto enfiteutico stipolato col principe di Lampedusa il 24 giugno di quell'anno.

Posteriormente Gatt succoncesse una parte dell'isola all'inglese Alessandro Fernandes il quale anch'esso vi stabili' una picciola colonia di circa 400 persone, egli per affari particolari fallito nel 1813 abbandono' Lampedusa rifuggiandosi in Gibilterra, ma un tale enfiteuta nel poco tempo che cola' fece dimora precisamente nel 1810 costruì quel muro che in due parti divide l'isola per la larghezza e fondar volle uno stabilimento agricolo che poi rimase pressoche' incompleto per la mancanza dei mezzi.

Poco dopo gli eredi di Gatt che allora abitavano la detta isoletta ritornaronvi in compagnia del loro parente Fortunato Frenda maltese, e protrassero la dimora sino alI'attuale istallazione della colonia verificatasi ai 22 settembre 1843.

Il governo delle due Sicilie avendo acquistato definitivamente Lampedusa vi spediva due piroscati con persone atte al possesso della stessa ed alla formazione della colonia: a tal uopo ivi si recavano il comandante, il sindaco, il cancelliere, il cappellano, il medico, gli urbani, le guardie sanitarie, la truppa e tant' altra gente necessaria a secondare le ample istruzioni prescritte dal governo, i quali giunti colà rinvennero 24 maltesi alla testa dei quali vi era citato Fortunato Frenrda: comunitegli le notizie del nuovo possesso dopo alquanti giorni buona parte di quegli individui divisarono opportuno di emigrare e la famiglia di Frenda prescelse di recarsi in Sfax nella costa vicina dell' Africa.

E' cosi' abbiamo osservato che l'incipiente colonia regolata da sani principi pochissimi anni si e' ita mano mano accrescendo, e merce' le munificentissime cure del nostro Sovrano si va costruendo un elegante e ben propozionato paesetto precisarnente nel piano in direzione del porto, un appaltatore e' obligato a mantenere le provvigioni necessarie per l'annona che vende a norma del prezzo della tariffa mensile di Girgenti, e lo stesso appaltatore ha l'obligo di allestire la costruzione del paese infra il termine ordinato dal governo.

Gli attuali abitanti sono sparsi in gran numero nelle case fabbricate dai maltesi cioe' il Castello altrimenti detto la torre di Orlando modificato dagli stessi e munito di una trinciera che serve per ri covero della truppa e di varie persone; sei magazzini siti sotto il fianco sinistro del castello quelli stessi fabbricati dal Gatt, ed or alquanto ristaurati servono al presente per lo spaccio e conservazione dei generi commestibili, la polverista del castello ridotta a piccola chiesetta e la casina amendue fabbricate dal Fernandes servendo questa di abitazione a molti individui della nuova colonia.

Circa un miglio distante dal porto in direzione di ponente avvi la chiesetta della Madonna incavata sulla roccia con altra stanza attigua ed un forno, di questa cappella molto si e detto poiche' ridesta interessanti rimembranze per il doppio culto dell'eremita che vi soggiornava alla fine del decorso secolo, quando i nostri mari erano infesti da legni barbareschi; ed era singolare che si accrebbe la popolazione sino a 40 persone; nel 1791 vi dimorarono altri 6 individui maltesi per l'industria agricola e per la pastorizia guarentiti dal ministro Francese residente a Malta; sappiamo ancora che in altri tempi gli inglesi nell'occorrenza del trattato di Amies la domandarono come sito di stazione navale.

Ma l'epoca certa della ripopolazione di Lampedusa si fu appunto nel 1800, alloraquando vi stabili' una picciola colonia il Maltese Salvatore Gatt in seguito di contratto enfiteutico stipolato col principe di Lampedusa il 24 giugno di quell'anno.

Posteriormente Gatt succoncesse una parte dell isola all'inglese Alessandro Fernandes il quale vi stabili' una picciola colonia di circa 400 persone, egli per affari particolari fallito nel 1813 abbandono' Lampedusa rifuggiandosi in Gibilterra, ma un tale enfiteuta nel poco tempo che cola' fece dimora precisamente nel 1810 costrui' quel muro che in due parti divide l'isola per la larghezza e fondar volle uno stabilimento agricolo che poi rimase pressoche' incompleto per la mancanza dei mezzi.

Poco dopo gli eredi di Gatt che allora abitavano la detta isoletta ritornaronvi in compagnia del loro parente Fortunato Frenda maltese, e protrassero la dimora sino all'attuale istallazione della colonia verificatasi al 22 settembre 1843.

Il governo delle due Sicilie avendo acquistato definitivamente Lampedusa vi spediva due piroscati con persone atte al possesso della stessa ed alla formazione della colonia: a tal uopo ivi si recavano il comandante, il sindaco, il cancelliere, il cappellano, il medico, gli urbani, le guardie sanitarie, la truppa e tant'altra gente necessaria a secondare le ample istruzioni prescritte dal governo, i quali giunti cola' rinvennero 24 maltesi alla testa dei quali vi era citato Fortunato Frenrda: comunitegli le notizie del nuovo possesso dopo alquanti giorni buona parte di quegli individui divisarono opportuno di emigrare e la famiglia di Frenda prescelse di recarsi in Sfax nella costa vicina dell' Africa.

E cosi' abbiamo osservato che l'incipiente colonia regolata da sani principi in pochissimi anni si e' ita mano mano accrescendo, e merce' le munificentissime cure del nostro Sovrano si va costruendo un elegante e ben propozionato paesetto precisarnente nel piano in direzione del porto; un appaltatore e' obligato a mantenere le provvigioni necessarie per l'annona che vende a norma del prezzo della tariffa mensile di Girgenti, e lo stesso appaltatore ha l'obbligo di allestire la costruzione del paese infra il termine ordinato dal governo.

Gli attuali abitanti sono sparsi in gran numero nelle case fabbricate dai malte si cioe' il Castello altrimenti detto la torre di Orlando modificato dagli stessi e munito di una trinciera che serve per ricovero della truppa e di varie persone; sei magazzini siti sotto il fianco sinistro del castello quelli stessi fabbricati dal Gatt, ed or alquanto ristaurati servono al presente per lo spaccio e conservazione dei generi commestibili, la polverista del castello ridotta a piccola chiesetta e la casina amendue fabbricate dal Fernandes servendo questa di abitazione a molti individui della nuova colonia.

Circa un miglio distante dal porto in direzione di ponente avvi la chiesetta della Madonna incavata sulla roccia con altra stanza attigua ed un forno, di questa cappella molto si e' detto poiche' ridesta interessanti rimembranze per il doppio culto dell'eremita che vi soggiornava alla fine del decorso secolo, quando i nostri mari erano infesti da legni barbareschi, ed era singolare che l'eremita suddetto si accomodava per i suoi privati interessi a venerare la croce, o la mezzaluna secondo la diversa religione delle persone che vi approdavano, da cio' il comune adagio in Sicilia il romito di Lampedusa, per dinotare una persona di doppia fede.

La chiesetta della Madonna presenta tuttavia avanzi di gotici capitelli e dornati di scelto gusto ma infranti e caduti sul pavimento: nel 1812 tale cappella fu ristaurata da Gatt come rilevasi dall'indicata epoca sculta sull'imposta dell'architrave.

Trovansi inoltre nel lato presso la cappella gli avanzi di un Morabito ove credesi da taluno che fosse seppellito Skeic turco, e quasi ad un quarto del cammino dal vallone della Madonna evvi sulla sinistra guardando il levante un mucchio di sassi e sopra di esso s'innalza una croce intagliata a basso rilevo sul tufo calcareo, cio' che probabilmente ci indica che sotto si' mal concio mausoleo giacesi il cadavere d'un cavaliere di Malta, o pure siccome da altri si opina le ossa di taluno parente del Frenda.

E qui in ultimo conviene avvertire che altri edifici esistono nell'isola e grotte e granili, muraglie di pietre a secco che dividono le terre dissodate, tutte opere lasciateci dal benemerito Gatt ed in parte dal Fernandes e Frenda, a queste opere sono si aggiunte ai tempi della nuova colonia muraglie, caserme per la custodia militare, magazzini, pozzi, la casa ove abita il Comandante, e di giorno in giorno si osservano nuovi edifici e nuovi commodi che qui sarebbe lungo descrivere dettagliatamente.

Al presente la popolazione viene costituita da Palermitani, Girgentani , Pantellereschi ed Usticani: contavansi nello scorso anno 15 nati, 3 morti e 2 matrimoni, e tutta la popolazione ascende al numero di circa 500 inclusi, bensi' i pubblici funzionari, quegli abitanti non in altro si occupano che nella costruzione del paese, nello spaccio dei generi commestibili, e pochissime braccia nell'agricoltura e nella pesca.


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